Un breve soggiorno a Legnago, in provincia di Verona, mi ha fatto riprendere contatti, logicamente virtuali, con un soprano veneto che a suo tempo ho descritto – seppur per sommi capi – nel mio volume sui cantanti veneti. Si tratta di Adelina Maria Ambroso che in arte si fece chiamare Lina, nativa appunto di Legnago nel 1893 ed ivi deceduta nel 1965. A rinfrescarmi la memoria sono stati alcuni suoi cimeli artistici conservati nel locale museo.
Aveva studiato al Conservatorio di Bologna e debuttato a Carpi nel 1919 come Maddalena di Coigny nell’Andrea Chénier. Subito la carriera prese il volo.
La ebbero i teatri di Ferrara, Reggio Emilia, Cesena, ma poi anche quelli più importanti di Bologna, Palermo, Milano (Teatro Dal Verme), Catania. Diverse le tournée all’estero e in particolare in Cina, nelle Filippine, in Giappone (Tokio) con l’opera forse a lei più congeniale, vale a dire Tosca, spesso accanto al tenore Enrico Brivio e al baritono Vicleffo Scamuzzi. Altro ruolo spesso eseguito è stato quello di Cio-Cio-San della Butterfly pucciniana, proposto oltre che nelle tournée asiatiche anche al Bellini di Catania (1935).
Nel Teatro Garibaldi di Chioggia, a quei tempi frequentato da artisti di primo piano (come Tito Schipa, Mario Basiola, Adelaide Saraceni, ecc.) si presentò nel 1920, quindi ancora debuttante e ancora minorenne, proprio nella Tosca, accanto al tenore Vittorio Salbego e al quotato baritono Aristide Anceschi.
Nel repertorio aveva però anche Traviata e Otello di Verdi, La Bohème e La rondine di Puccini, Faust di Gounod, Mefistefele di Boito, Fedora di Giordano, Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo, La Gioconda di Ponchielli e La Wally di Alfredo Catalani.
Andò sposa ad un certo Stello subito dopo il ritiro dalle scene. Purtroppo non vi sono sue registrazioni, però le cronache del tempo riportano che la sua voce era piacevolissima e che i successi di pubblico e di critica non le sono mancati.