Non è esagerato affermare che Magda Olivero, scomparsa a 104 anni, nell’Istituto Auxologico di Milano l’8 settembre 2014, giorno della natività di Maria (che lei per molti anni andava ad onorare la notte di Natale in una chiesetta alpina della Val di Solda con la celebre invocazione schubertiana, ma anche con il “Salve, Maria” di Mercadante) è stata un soprano eccezionale sotto diversi punti di vista.
Innanzi tutto era una donna di grande cultura, sia musicale che letteraria, poi una vera signora raffinata nel comportamento, nei contatti umani, nell’affabilità, quindi una preziosa e competentissima maestra di canto, ma anche di vita,una interprete sempre efficace, travolgente, istintiva, profondamente cosciente del carattere e della personalità del personaggio che interpretava, attrice perfetta.
Una cantante-attrice unica, fascinosa, qualità queste che riusciva ad evidenziare al massimo grado soprattutto con Adriana Lecouvreur, Tosca, Francesca da Rimini, Fedora e, verso la fine della lunghissima carriera, con l’opera La voce umana di Poulenc. Chi la vedeva e l’ascoltava per la prima volta rimaneva affascinato dall’arte somma di questa donna la cui voce carismatica sapeva piegarsi a qualsiasi sentimento, a qualsiasi sfumatura del ruolo presentato.
Restava stupito dal suo perfetto dominio dello strumento-voce, dagli acuti attaccati piano e poi rinforzati o viceversa, dalla facilità delle smorzature, dall’incisivo fraseggio, dalla varietà di colori e di chiaroscuri, tutte caratteristiche conseguenti a studi basilari accurati e severi. In La Traviata ha lasciato una testimonianza discografica del finale atto I, “Ah, forse è lui – Sempre libera” che critici e appassionati da sempre giudicano come una interpretazione di altissimo livello e che non ha paragoni. Come la Albanese, di cui ci siamo brevemente occupati due settimane fa, è morta a 104 anni.
Considerata milanese di adozione, era però nata a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 25 marzo 1910. Dopo studi compiuti con il maestro Luigi Gerussi, debuttò giovanissima nel 1932 presso la Rai di Torino con opere e concerti e poi in importanti centri italiani. Già nel 1938 a 28 anni è alla Scala. Prima con Marcella di Giordano accanto a Schipa e subito dopo con La Bohème accanto al padovano Giovanni Malipiero. Improvvisamente, però, a seguito del matrimonio con l’industriale italo-tedesco Aldo Busch, volle ritirarsi dalle scene e dedicarsi completamente alla famiglia. Notevoli le insistenze, da più parti, per farla recedere. La spunterà, ben dieci anni dopo, il compositore Francesco Cilea che, malato, la pregò insistentemente di ritornare sul palcoscenico per riproporre la sua Adriana Lecouvreur. Magda non riuscì a dirgli di no e così nel 1951 riprese la carriera e ripresero i suoi trionfi in tutto il mondo.
Gli americani si accorsero di lei un po’ in ritardo. Nel 1967 debuttò negli Stati Uniti, a Dallas, con l’opera Medea di Cherubini, affrontando con decisione il difficile confronto con il ricordo delle interpretazioni date dalla Callas. La sua vera consacrazione americano si ebbe addirittura nel 1971 quando cantò alla New York Philarmonic Hall ne La voce umana e poi, nel 1975, quando, all’età di 65, trionfò al Metropolitan di New Yok con Tosca, cogliendo ben 20 minuti ininterrotti di applausi. Si ritirerà nel 1981 ma, ancora in possesso di voce sicura e piacente, nel marzo 2010, a cento anni suonati, canterà a Palazzo Cusan, a Milano, un’aria dalla Francesca da Rimini di Zandonai. Si era sentita male quando era in vacanza, come di consueto d’estate, a Cogoleto, in provincia di Genova. Un forte ictus il 20 agosto, da cui non si è più ripresa. Non lascia purtroppo una notevole testimonianza discografica (e in grande parte “live”); ma il poco che c’è evidenzia chiaramente l’eccezionalità delle sue interpretazioni e la sua arte somma. Utile segnalare che nel 1984 comparve un’ottima sua biografia a firma di Vincenzo Quattrocchi “Magda Olivero – una voce per tre generazioni”, stampata dall’Italgrafica di Torino, corredata dalla cronologia degli spettacoli e dalla discografia.