Juanita Caracciolo aveva visto la luce nel 1888 a Ravenna solo per un caso fortuito in quanto i genitori, il padre Gennaro, impresario napoletano di una compagnia di operette, e la madre Maria Girczy, soprano ungherese, si stavano esibendo al Teatro Mariani. E a Ravenna, all’età di appena sei anni, nello stesso teatro Juanita debuttò insieme con i genitori nel consueto repertorio di operette tra cui figurava anche Donna Juanita da cui aveva derivato il nome iberico.
Prestissimo decise però di uscire dalla frivola precarietà dell’operetta per avviarsi con intelligenza musicale tra squisite Colombine, Lodolette, Iris, Madame Butterfly, Manon; in una corsa frenetica da un teatro all’altro raccolse continui ed entusiastici successi in Italia, in Egitto, in Sud America.
Ma raggiunse il momento culminante della carriera nel 1922, quando, chiamata alla Scala dal grande Toscanini, si affermò decisamente nella Manon Lescaut, nel Mefistofele, in Luisa e ne I Maestri Cantori. Solo la morte, non ancora trentaseienne (il parto del secondo figlio sarebbe stato la causa della sua prematura scomparsa nel 1924), interruppe la sua rapida ascesa.
Partner di straordinari cantanti, quali B. Gigli, A. Pertile, E. Pinza, tanto per citare soltanto i più noti, rivestì notevole importanza nel panorama culturale del tempo per i contatti tenuti con illustri personalità del mondo musicale, quali Mascagni, Puccini, Massenet, Toscanini. Cantante raffinata, aristocratica, sensibile, dolcissima anche nella temperie del Verismo, di cui seppe però evitare i nefasti eccessi, fu definita da Rodolfo Celletti «probabilmente il soprano più rigorosamente e squisitamente lirico della sua epoca per voce, aspetto, gusto, interpretazione, scena, repertorio».
Possedeva una voce di una delicatezza intima, di una melodiosità ovattata e carezzevole che purtroppo i dischi hanno solo in parte raccolto. La Musica era il suo mondo da cui non poteva allontanarsi ed esercitò su di lei un‘influenza costante e decisiva, come testimoniano anche i rapporti ricercati nella vita privata: il marito e il secondo compagno, rispettivamente Giacomo Armani e Roberto Moranzoni, furono ambedue direttori d’orchestra di grande vaglia.
Il mio libro, “Juanita Caracciolo. Una breve e fulgida stella tra Puccini e Mascagni” ha salvato dall’oblio l’Artista che era stata ingiustamente dimenticata e ha ridato pieno valore alla sua figura.