Crisi economica, crisi dei teatri, crisi di idee……
Qualcuno ha detto ”ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, a me pare che nel mondo teatrale oggi avvenga proprio il contrario. Ci sono pochi soldi, bene, anzi male, ma proviamo ad affrontare il problema non piangendoci addosso o facendo pagare la situazione ai soliti “peones” del teatro che per mesi non ricevono lo stipendio; inventiamoci soluzioni nuove o, meglio, vecchie, perché in tempi non lontanissimi non c’era certo tanto da sperperare, ma la lirica era comunque viva e amata. Le soluzioni ultramoderne e minimaliste che oggi sono tanto in voga e propagandate, oltre che da una volontà di rinnovamento, che spesso io chiamerei demenzialità, dalla necessità di risparmio sulle scenografie e sui costumi, a mio parere sono più costose oltre che dannose alla lirica stessa, perché, come più volte si è detto, spostano l’attenzione dall’Autore al regista scenografo al punto che nel parlare dell’opera la si qualifica come “ la……di….. (nome del regista). Procedendo così si giungerà persino a dimenticare il nome dell’autore come è già successo per quello del, o dei, librettisti che pure hanno avuto gran parte nella stesura di certe opere e oggi non vengono più ricordati almeno dal grande, ma ignorante, pubblico. Parlo di ignoranza non come offesa, ma come constatazione di mancanza di educazione conseguente a una carenza di corretta informazione.
Inventiamo, sì, ma non stravolgiamo, inventiamo il modo di risparmiare; non imitiamo la televisione che in tempi di crisi dispensa, o dice di dispensare, premi, pacchi, cachet astronomici, a fronte di una disinformazione paurosa, di una povertà culturale abissale in cui vallette, attricette, trans, perfette estranee, vengono invitate probabilmente anche a pagamento a esprimere opinioni, idee, giudizi che spesso sono non solo inutili,ma anche umilianti per gente di media cultura e intelligenza.
La crisi di idee coinvolge un po’ tutto il mondo dell’informazione, basta guardare un telegiornale e accorgersi che non si ha proprio niente da dire o nessun sale in zucca, se si ritiene interessante disquisire sulle mises delle mogli dei capo di stato o sulla tolettatura dei cani o …chi più ne ha più ne metta.
Se questa è falsa cultura lo è anche perché chi dovrebbe farla attraverso i mezzi moderni non lo fa o non viene chiamato a farla; il teatro che in questo senso potrebbe definirsi più autonomo rispetto a ciò che è esclusivamente commerciale, dovrebbe, secondo me, esprimersi in modo da rispettare i dettami del risparmio che oggi è una condizione necessaria, sfoderando idee che, contenendo le spese, mantengano viva una tradizione che non va persa, senza mistificare la volontà di risparmio con l’affidarsi a chi non riduce le spese, ma riduce l’amore per un’arte antica che non va privata del suo alone di magia. Ho sentito molti appassionati di lirica dire che si sono disamorati del teatro perché non intendono spendere soldi per arrabbiarsi e non ritrovare l’atmosfera, se vogliamo un po’polverosa, del vecchio spettacolo tradizionale.
Non crediamo che i giovani siano solo attratti dal modernismo, essi sono attratti da ciò che è credibile!!!!