Nel numero precedente vi abbiamo salutato al ritorno dalle vacanze e già dobbiamo farvi gli Auguri natalizi e di Buon Anno, perché attraverso questo notiziario non prevediamo di raggiungervi ancora prima della fine dell’anno. A proposito, il foglio che vi inviamo non lo si dove considerare un giornale ma ci gratifica che sia apprezzato anche dai non soci!
Il presidente Gianfranco Danieletto
Ma l’argomento che mi accingo a sviluppare è altro. Malgrado le nuove adesioni mantengano sempre elevato il numero degli iscritti, la partecipazione nei momenti elettivi è molto scarsa in contrapposizione al fatto che dalle scelte, prese in quelle occasioni, dipende invece il futuro dell’Associazione. La scarsa presenza si presta a varie ipotesi: che un eletto valga l’altro, oppure, assoluta fiducia su chi ha coperto una delle cariche e venga rieletto anche senza la propria presenza; infine, ipotesi peggiore, che la rinuncia a svolgere una partecipazione consideri l’appuntamento una perdita di tempo.
Queste supposizioni però risentono della delusione di vedere poche persone (e sempre le stesse), ma potrebbe esserci un “rovescio della medaglia” e qualche domanda dobbiamo porcela anche noi che solitamente siamo al di qua del tavolo. Per promuovere la partecipazione ci si è limitati ad annunciarla e basta? Si è trascurato di rendere l’appuntamento interessante e stimolante? Si è aperto un confronto almeno tra due ipotesi diverse sul concetto di Associazione e della sua Direzione che stimoli un dibattito? Ebbene, durante il viaggio di ritorno dall’ultima trasferta fatta a Modena, è stato proposto di affrontare l’argomento per tempo, aprendo un confronto di diverse opinioni. I ragionamenti con cui apriamo il dibattito hanno lo scopo di stimolare più punti di vista.
Un’Associazione (come qualsiasi forma di comunità) è un gruppo di persone con un interesse comune e che, pur rispettando la personalità di ognuno “irripetibile” (come diceva un Papa a tutti caro), si impegna a soddisfarlo; su questo non ci piove perché generalmente è il primo articolo di qualsiasi statuto costitutivo. Le differenze, semmai, stanno nelle norme usate per raggiungere lo scopo, ed è per questo che gli statuti stabiliscono ruoli e funzioni dei vari organismi dell’associazione.
Di tanto in tanto sarebbe cosa utile rileggere il proprio per ricordare che con l’iscrizione si sottoscrive un impegno oltre che versare una quota sociale. Sul rapporto con i Soci da parte di chi ha funzioni direttive ne parlerò più avanti. La nostra normativa in merito prevede: un Presidente con funzioni di rappresentatività (soprattutto legale) che deve garantire il buon funzionamento del Consiglio Direttivo (di seguito Direttivo), con l’impegno di realizzare quanto deciso dal Direttivo stesso; il Direttivo che è l’organo a cui spetta prendere “tutte” le decisioni di ordine amministrativo e organizzativo e le Commissioni da affiancare al Direttivo nella realizzazione pratica delle varie manifestazioni.
L’organo massimo deliberante rimane comunque l’Assemblea Generale dei Soci. Già ho accennato che funzioni, così ben delineate, con il tempo, tendono nella sostanza a modificarsi.
Questo in generale e, anche se non riguarda la nostra Associazione che ha sempre mantenuto un corretto rapporto democratico tra il Presidente, il Direttivo e l’Assemblea, il pericolo che ciò avvenga è sempre presente per cui non bisogna mai abbassare la guardia. Tantissime Associazioni si sono sciolte proprio per questa ragione.
Quindi la prima cosa di cui ci siamo preoccupati è stata quella di mantenere tali rapporti così come sono previsti. Ritorniamo ora sul rapporto direzione-soci. Fatto salvo il formale e educato comportamento tra persone civili, i modi di impostare questa relazione sono due: coinvolgere i soci il meno possibile sulle varie problematiche, convinti che proponendosi per essere eletti ci si deve caricare della responsabilità di decidere, oppure coinvolgerli sollecitandoli per farli partecipare in forma attiva.
Comprendiamo che viviamo in un’epoca dove l’imperativo è: dare il meno per ottenere il massimo (il giusto non è nemmeno considerato) e che, secondo questa logica, il pagamento di una quota sociale è utile solo se dà molto frutto e poco impegno, nel nostro caso, però, crediamo non sia così, perché, ogni volta in cui abbiamo lanciato un appello siete accorsi numerosi.
Rimane solo il desiderio di sentirvi più vicini con critiche e proposte. Ci sono altre situazioni che ci preoccupano e sono quelle della poca partecipazione a iniziative “culturali” (vedi la recente proiezione dell’Edgar di G. Puccini) rispetto a iniziative meno impegnative e più “goderecce”. Però anche questo, secondo il nostro punto di vista, va valutato nel modo giusto: se la “Lirica” riempisse spontaneamente gli stadi, la nostra Associazione, con i suoi scopi, non avrebbe ragione d’esistere, ed è, quindi, la scarsa partecipazione che rappresenta il nostro chiodo da battere. Se consideriamo il disinteresse come inevitabile, al pari degli eventi naturali, a mio avviso, abbiamo già perso la battaglia prima ancora di combatterla.
Altri argomenti meritano di esse sviluppati, vedi il rapporto con l’esterno e soprattutto con le istituzioni pubbliche, e altri ancora, ma non vogliamo mettere troppa carne al fuoco. Ci fermiamo qui sperando di avere suscitato il vostro senso critico e di avervi invogliato al dibattito, ritenendo che anche questo costituisca un valore dinamico di una Associazione, attendiamo perciò, la vostra reazione e le vostre proposte.
Altri argomenti meritano di esse sviluppati, vedi il rapporto con l’esterno e soprattutto con le istituzioni pubbliche, e altri ancora, ma non vogliamo mettere troppa carne al fuoco. Ci fermiamo qui sperando di avere suscitato il vostro senso critico e di avervi invogliato al dibattito, ritenendo che anche questo costituisca un valore dinamico di una Associazione, attendiamo perciò, la vostra reazione e le vostre proposte.