Il Concorso “Iris Adami Corradetti” è terminato in un clima di polemica e di preoccupazione da parte di chi ama la lirica e aveva plaudito alla riaffermazione della stessa in Città. Il nostro interesse per questa forma di Arte non è fine a se stesso, ma parte dalla considerazione che il nostro teatro, piccolo, ma di alto livello architettonico (ci ha lavorato lo Jappelli, insigne architetto, autore anche di tanti monumenti cittadini, tra cui il caffè Pedrocchi), ha alle sue spalle una tradizione lirica di più di 250 anni (data di fondazione 1751) e al suo interno hanno cantato Artisti tra i più grandi di ogni secolo. L’idea che, dopo un periodo di oscurantismo culturale in cui per dare alla Città ciò che essa chiedeva, si preferiva acquistare quasi a scatola chiusa un prodotto, diciamolo pure, piuttosto scadente, perché le programmazioni erano gestite da persone inesperte che si preoccupavano più dei costi che della validità artistica, seguito da una ripresa, sia pur minimale, di una stagione di alto livello artistico, si potesse ritornare alla negazione di attenzione o meglio alla disapprovazione dell’attenzione precedente, era talmente sconcertante da rasentare l’incredulità.
di Maria Angela Giulini
Un vecchio detto recitava così “Chi tace, acconsente” e noi non acconsentiremmo passivamente che si mettesse in forse ciò che con caparbietà abbiamo auspicato e perseguito. Vogliamo credere che alla base della scelta politica ci sia solo un problema finanziario e allora affrontiamolo con serenità, si può spiegare ai cittadini il perché di una certa necessità di cautela e di riduzione del badget, si possono sondare le forze che potrebbero entrare in campo per compensare una riduzione del finanziamento, si può chiedere al Direttore Artistico di dirigere le sue scelte su soluzioni alternative che riducano le spese a fronte però di un prodotto ugualmente valido anche se meno dispendioso. Vorrei sottolineare la necessità di mantenere alto il livello perché sappiamo che se questo scade, chi soffre non sono tanto gli spettatori, quanto la validità dell’operazione di mantenere viva una tradizione che ha visto grandi fasti, ma anche brutte capitolazioni e frenate a causa di cadute di tono. Padova non si merita di assistere nuovamente all’oblio della lirica e, soprattutto della buona lirica, proprio ora che, grazie alle ultime Stagioni, ha riconquistato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. La nostra Associazione ha in questi anni lottato molto per far riemergere quella consuetudine al teatro lirico con le sue belle stagioni autunnali per riconquistare quel pubblico affezionato che, pur di trovare una poltrona in platea, in palco o in galleria, si alzava prestissimo e faceva la fila davanti al teatro in attesa che la biglietteria aprisse redigendo una lista di presenze con appello ogni ora. Quell’entusiasmo non esiste più, anche se le due o tre repliche segnano il tutto esaurito, forse perché la generazione di quelli che come me sono cresciuti con la lirica in casa, come oggi con i reality, o non c’è più o è meno entusiasta, ma anche perché si è interrotto il dialogo e il riprenderlo è duro, faticoso e lento. Le notizie comunque che ora ci giungono sono più confortanti, la stagione 2010 è assicurata e l’arrivo di un più consistente contributo statale (FUS) fa ben sperare anche per il futuro, visto che il contributo è relativo al 2009 e quindi riduce di molto l’impegno dell’Amministrazione comunale anche per l’anno in corso. La nostra attenzione comunque resta alta e speriamo che dopo lo sconforto, sia dato largo spazio alla speranza e alla successiva realizzazione di quella emozione di vedere il nostro teatro gremito da un pubblico delle grandi occasioni. All’Assessore Colasio auguriamo buon lavoro e speriamo di vederlo nel foier del teatro alla prima de’ “Il Trovatore”.