Tiziana Caruso, soprano a noi legato da affettuosa amicizia sin da quando l’abbiamo ascoltata e ammirata al Concorso dell’anno scorso, in cui si è classificata al terzo posto, ha confermato ampiamente il nostro primo giudizio in un successivo concerto al Circolo Unificato dell’Esercito, quando le abbiamo consegnato la nostra borsa di studio e assicurato la nostra costante attenzione.
di Mariangela Giulini
Le sue qualità artistiche e canore non sono certamente sfuggite agli operatori della lirica e la sua carriera, già iniziata, ha certamente preso maggiore slancio. Abbiamo incontrato Tiziana Caruso il 31 maggio scorso, alla fine della rappresentazione di Tosca alla Fenice nel suo camerino e abbiamo approfittato dell’incontro in un momento ancora di stanchezza e di tensione, ma anche di esaltazione per il successo che ha premiato il suo impegno e l’emozione di avere in poco tempo avuto la possibilità di esibirsi in uno dei teatri simbolo italiani.
– Cara Tiziana ti abbiamo applaudita al Concorso Corradetti ai primi di novembre dello scorso anno dove oltre al terzo premio e alla nostra borsa di studio, hai ottenuto un notevole successo tra il pubblico che ti avrebbe voluta vincitrice e proprio con il “Vissi d’arte”, come vivi il personaggio di Floria Tosca?
Tosca è un personaggio meraviglioso: istintiva, forte, buona, quindi intelligente perché la bontà è la forma più raffinata di intelligenza. Ama la vita e nel duetto d’amore, nell’allusione alla luna piena vi leggo un desiderio, un’ebbrezza di maternità che completa e descrive il suo rapporto con Mario. Una donna completa, profonda perfino misteriosa solo successivamente e proprio perché costretta un’eroina. Quanto alla gelosia… fu sciocca gelosia, così come certe sue ingenuità! Nessuno è perfetto…
– Quali ruoli stai affrontando in questo momento?
Un altro grandissimo personaggio: Aida. La costruzione dell’opera prevede momenti di intimità immediatamente a ridosso di scene poderose e viceversa quasi a sottolineare come nel dramma si intessano affari di stato e di cuore, gelosia, onore, emozioni, ricordi… non so come saprò affrontare queste accelerazioni drammaturgiche.
Sto cercando di lavorare per ‘cantare bene’ le pause. Quanto al ‘do’… ‘speriamo che me la cavo’.
– Parlaci dei tuoi inizi, di chi ti ha aiutato a costruirti intorno un personaggio così incisivo sia vocalmente che emotivamente
Grazie davvero per il complimento che accetto con sincera riconoscenza. I miei inizi non sono stati facili, chissà proprio a causa di una vocalità che forse ha destato qualche imbarazzo. E’ un paradosso rispetto al quale ho una ipotesi: avere caratteristiche artistiche importanti espone quanti sono preposti a riconoscerle e a proporle. In questo senso devo tanto al maestro Carlo Bergonzi che ha deciso di onorarmi del prestigioso “Voci verdiane”. Un grande grazie, dal cuore, a lui e anche a tutti coloro che se la sono sentita, coraggiosamente, di affidarmi un ruolo. Quanto all’impegno quotidiano di ricerca e studio del personaggio sia vocale che drammaturgico ‘cucino’ con mio marito. È un uomo di spessore culturale, è figlio d’arte e nella lirica c’è proprio nato… sono fortunata ad averlo sempre vicino.
– Parlaci dei ruoli che hai in repertorio e di quelli che hai in programma di affrontare.
Non basterebbe un Martini! Scherzi a parte… ho studiato tanto e tanti ruoli. Mi piace, però, parlare di Manon Lescaut che è la mia croce e delizia anche perché era l’opera preferita di mio suocero e oggi di mio marito, insomma un delicato affare di famiglia. Manon è un personaggio molto diverso da me, o forse no e questo probabilmente è il vero problema. E pensare che con lei ho vinto due importanti riconoscimenti dalla stampa estera! Vorrei però finalmente propormi nei personaggi verdiani. In questo senso ben venga Aida, ma mi piace tanto il Trovatore: Leonora, il suo fuoco, la generosità, l’impeto di tutta l’opera così potente, rossa e nera…
– Qual è il personaggio che ti sentiresti oggi pronta a interpretare con la stessa carica emotiva con cui stai vivendo Tosca?
Sicuramente Leonora, appunto. Leonora è il nome giusto… anche la Forza del Destino non è mica male! Abbiamo assistito a una rappresentazione la cui regia ha stravolto non solo l’ ambientazione temporale ma anche quella ambientale: la Chiesa di santa Maria della Valle trasformata in un teatro, lo studio di Scarpia a palazzo Farnese in un (forse) teatro di posa.
– Cosa puoi dirci in proposito, come ti sei sentita a dover accennare a uno spogliarello proprio così fuori luogo?
Ho cercato di tradurlo in una spoliazione di Tosca. Il momento topico della sua umiliazione, non certo in un atto di seduzione. Quanto alla regia devo riconoscere che non è stato facile anche per l’assenza del regista, Robert Carsen che, a causa di un improvviso lutto in famiglia, è stato costretto ad affidare ad un assistente il senso delle sue intuizioni sicuramente originali.
– …. continueremo il nostro dialogo in un altro momento più propizio. Per ora grazie del tempo che ci hai dedicato e goditi il meritato riposo.
nota ell’autrice: Penso che sia interessante precisare e chiarire quanto Tiziana in maniera molto discreta ha detto a proposito della sua famiglia. Il suo primo maestro è stato il grande tenore degli anni ’50 Antonio Annaloro, padre di suo marito. Sua suocera, poi, è Luciana Serafini, soprano acclamata di Tosca.