L’invito del presidente e del direttivo del Circolo che ho presieduto per più di quindici anni a intervenire sulle dinamiche strutturali di un’associazione è stimolante e mi suggerisce di esprimermi per prima, non certo per polemizzare perché non sarebbe costruttivo, ma per chiarire cosa intendo io per vita associativa basata su uno statuto che indica le linee, ma lascia ampio spazio alle iniziative di chi si assume l’onere di portarne avanti gli intenti. di Mariangela Giulini
NdR – Pubblichiamo le considerazioni di Mariangela Giulini, ex presidente del Cicolo, in riposta all’articolo pubblicato precedentemente a firma del presidente Gianfranco Danieletto Prima delle vacanze e … sulla “partecipazione
Dato per scontato che ogni presidente vorrebbe poter raggiungere l’optimum, cioè la presenza della maggioranza dei soci sempre, ma soprattutto alle assemblee che rappresentano il momento più forte e importante di una associazione, soprattutto se per presenza si intende partecipazione costruttiva di idee e di collaborazione fattiva, vorrei porre l’accento su cosa significa per me associazione e, in particolare, la nostra.
Con l’iscrizione a una associazione il socio ne sottoscrive innanzitutto la validità delle idee che essa propugna, la quale, in generale, si manifesta in due direzioni: diffusione e fruizione della stessa. Per diffusione si intende la ricerca di mezzi e modi per far sì che ciò che amiamo sia tenuto vivo e propagandato non solo tra la cittadinanza, ma soprattutto presso le leve del potere politico ed economico che, sole, possono, se vogliono, dare impulso e linfa a ogni manifestazione pubblica. Per fruizione si intende l’azione sociale che ogni associazione è chiamata a svolgere per assolvere a quel dovere di creare aggregazione sana, disinteressata e apolitica propugnata da tutte le associazioni di volontariato.
Proprio del volontariato e del no profit fa parte la nostra associazione culturale che vuole diffondere fra i soci e i simpatizzanti la musica lirica, quella musica che si è distinta nei secoli come retaggio tipicamente italiano. Ho parlato di volontariato ed è appunto questo il punto di forza dell’associazionismo: il fatto che all’atto delle elezioni degli organismi collegiali, coloro che offrono il loro tempo, le loro capacità, le loro idee, la propria forza lavoro, lo fanno non per lucro, ma perché sentono quasi il dovere o, meglio, il piacere di impegnarsi per portare avanti un’idea. L’impegno del socio che non può o non vuole dedicarsi in maniera attiva e si affida, dando il proprio voto, a persone che lo rappresentino, sta nel sentirsi parte della ‘famiglia culturale’ cui ha aderito, condividerne le scelte o criticarle, portando avanti proposte o consigli che aiutino i volontari, coloro che ricoprono le cariche sociali, a svolgere meglio e con più stimoli il programma dell’associazione.
Nel nostro caso l’azione di promozione si è rivolta soprattutto all’affermazione del valore di un bene cittadino, quale è il teatro Verdi che, nato col nome di teatro Nuovo, ha superato i duecentocinquanta anni di vita gloriosa quale luogo di rappresentazioni prestigiose e che negli ultimi anni aveva perduto la sua fisionomia, prima diventando essenzialmente teatro di prosa e poi offrendo ai cittadini solo rappresentazioni non autonome e neppure di qualità. La ricerca sulle origini, la storia, gli eventi del teatro ha contribuito a modificare la triste situazione di una lirica un po’ appannata e ha spinto l’interesse dell’Amministrazione Comunale alla ripresa di una attività ancora ridotta, ma di grande qualità.
L’aggregazione, ottenuta in maniera variegata, ma sempre rispondente alle richieste dei soci, ha anche permesso di valorizzare quel bene inestimabile che sono i giovani cantanti che ogni anno animano il Concorso Iris Adami Corradetti nel quale i volontari del circolo, consiglieri e non, lavorano e collaborano nella non facile organizzazione con l’Assessorato alla Cultura e alle Manifestazioni.
Questa è, secondo me, la validità di un’associazione: il saper cogliere le aspettative della cittadinanza, dei soci, del potere politico, degli operatori nel campo culturale e di sapersi guadagnare la fiducia di tutti e, quindi, l’opportunità di essere ascoltati.
A ciò contribuiscono in maniera notevole i soci che, iscrivendosi numerosi, fanno sì che si avveri il proverbio vecchio come il mondo l’unione fa la forza. Più numerosi, più uniti, più solidali saranno i soci, più l’associazionismo avrà motivo di esistere quale leva per portare avanti lo Statuto che indica le direttrici su cui muoversi.