La lettura di un titolo del genere fa rizzare i capelli in testa a chi dedica buona parte della sua vita e delle sue energie al sostegno del teatro lirico e della tradizione che a questo sottende. L’estensore è Alessandro Baricco che conosciamo da tempo come uomo di cultura e di teatro, mai ci saremmo aspettati di leggere a caratteri cubitali questa affermazione su un quotidiano a tiratura nazionale.
SCANDALO; ma leggiamo attentamente l’articolo, io l’ho fatto più volte perché volevo capire.
di Mariangela Giulini
SCANDALO; ma leggiamo attentamente l’articolo, io l’ho fatto più volte perché volevo capire.
di Mariangela Giulini
Certamente si tratta di una provocazione forte, talmente forte da sollevare reazioni le più varie, certamente non l’indifferenza con cui ormai siamo abituati a leggere le opinioni che vanno dall’insipienza degli opinionisti alla spocchia dei cosiddetti intellettuali che con i politici monopolizzano la tv a qualsiasi ora del giorno e della notte. L’enunciato iniziale che delinea con lucidità per quale ragione nel passato si è ritenuto indispensabile usare il denaro pubblico per finanziare la cultura e cioè la necessità di aprire anche ai più deboli le porte della crescita culturale, la volontà di proteggere dalla scomparsa il patrimonio prezioso dell’ingegno umano del passato e infine la consapevolezza che un popolo sia pur minimamente o variamente colto è più motivato nell’interagire con gli altri e nell’essere presente nelle scelte democratiche, mi sembra da non mettersi neppure in discussione.
La disanima su quanto ora questi obiettivi siano ancora validi mi sembra condivisibile in quanto non ci vuole una mente particolarmente attenta per percepire una crescita culturale di massa che non sarà l’ideale, ma certamente denuncia una attenzione, magari solo di facciata, ma che “dà nell’occhio”. Pensate alle file infinite per entrare a vedere una mostra d’arte, o all’affollamento, persino esagerato, ai notturni d’arte, o alle sale piene di signore anziane ad ascoltare il filosofo, il paleontologo, o addirittura il fisico nucleare, forse più interessate al buffet di commiato che all’argomento, ma comunque presenti.
Siamo però sicuri che tutto quell’interesse non sia solo un po’ superficiale e dettato più dall’amore verso la parola cultura che non verso la cultura stessa che se non parte dall’infanzia o da un interesse specifico è solo cultura spicciola e di scarsa durata?
Il quesito che mi pongo deriva dal fatto che si passa dall’evento culturale più intenso e particolare alla accettazione supina degli spettacoli idioti che la televisione propone. Ecco allora che scatta automatica la domanda che non si pone solo Baricco, ma chiunque sia un po’ attento al suo intorno: quale tipo di cultura ha prodotto il fiume di soldi spesi, siano essi pubblici o privati, e se si siano seguite e perseguite le strade giuste. Forse no, se i nostri giovani per divertirsi inseguono lo sballo o l’alcol, se non qualcosa di peggio. Mi direte non sono tutti così, è vero grazie a dio, ma provate a interrogare un giovane qualsiasi uscito da una scuola superiore, vedrete che non ha quasi mai sentito nominare un autore teatrale o di musica classica o sinfonica, non ne parliamo di lirica, ma forse neanche di un pittore della scuola moderna.
La disanima su quanto ora questi obiettivi siano ancora validi mi sembra condivisibile in quanto non ci vuole una mente particolarmente attenta per percepire una crescita culturale di massa che non sarà l’ideale, ma certamente denuncia una attenzione, magari solo di facciata, ma che “dà nell’occhio”. Pensate alle file infinite per entrare a vedere una mostra d’arte, o all’affollamento, persino esagerato, ai notturni d’arte, o alle sale piene di signore anziane ad ascoltare il filosofo, il paleontologo, o addirittura il fisico nucleare, forse più interessate al buffet di commiato che all’argomento, ma comunque presenti.
Siamo però sicuri che tutto quell’interesse non sia solo un po’ superficiale e dettato più dall’amore verso la parola cultura che non verso la cultura stessa che se non parte dall’infanzia o da un interesse specifico è solo cultura spicciola e di scarsa durata?
Il quesito che mi pongo deriva dal fatto che si passa dall’evento culturale più intenso e particolare alla accettazione supina degli spettacoli idioti che la televisione propone. Ecco allora che scatta automatica la domanda che non si pone solo Baricco, ma chiunque sia un po’ attento al suo intorno: quale tipo di cultura ha prodotto il fiume di soldi spesi, siano essi pubblici o privati, e se si siano seguite e perseguite le strade giuste. Forse no, se i nostri giovani per divertirsi inseguono lo sballo o l’alcol, se non qualcosa di peggio. Mi direte non sono tutti così, è vero grazie a dio, ma provate a interrogare un giovane qualsiasi uscito da una scuola superiore, vedrete che non ha quasi mai sentito nominare un autore teatrale o di musica classica o sinfonica, non ne parliamo di lirica, ma forse neanche di un pittore della scuola moderna.
Questo cosa significa? Che la scuola forse fa erudizione, ma non cultura; e allora penso sia proprio il caso di sperare che i corsi di aggiornamento per insegnanti siano incentivati con finanziamenti adeguati affinché certi argomenti siano frutto di formazione anche per chi dovrà o, dovrebbe, trasmetterli alle giovani generazioni.
Io ripenso alla mia giovinezza, quando, finalmente acquistata la televisione, la famiglia alla sera si disponeva allo svago di fronte a essa, ma non era solo divertimento, si aveva l’opportunità, pur non potendo frequentare il teatro, di conoscere e amare gli attori e gli autori di prosa, i cantanti di musica leggera ma anche di lirica, la danza (chi è mai andato alla Scala, eppure credo che tutti abbiano visto ballare Carla Fracci o la Savigliano).
Io ripenso alla mia giovinezza, quando, finalmente acquistata la televisione, la famiglia alla sera si disponeva allo svago di fronte a essa, ma non era solo divertimento, si aveva l’opportunità, pur non potendo frequentare il teatro, di conoscere e amare gli attori e gli autori di prosa, i cantanti di musica leggera ma anche di lirica, la danza (chi è mai andato alla Scala, eppure credo che tutti abbiano visto ballare Carla Fracci o la Savigliano).
Quella era la cultura, se vuoi spicciola ma che ci dava la TV, oggi per quel tipo di spettacoli non c’è più spazio perché non fanno audience, quindi giusto che qualcuno affermi che la televisione dovrebbe dedicare almeno qualche ora, non in terza serata, agli interessi culturali almeno per chi li ha. Io non so se il privato sarebbe più forte o più capace, di certo so che il pubblico non ha fatto molto, e Baricco che ha voluto sicuramente lanciare una provocazione forte, visto che sa perfettamente che la sua è un’utopia, forse avrà già raggiunto il suo scopo se ne parliamo e affrontiamo il problema senza ipocrisie.